Semiramide, Parigi, Hérissant, 1780

 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
  Sala regia illuminata in tempo di notte. Varie credenze intorno con vasi trasparenti. Gran mensa imbandita nel mezzo con quattro sedili intorno ed una sedia in faccia.
 
 SIBARI e poi IRCANO con ispada nuda
 
 SIBARI
 Ministri, al re sia noto
 che già pronta è la mensa. (Parte una guardia) (E beva in questa
 Scitalce la sua morte; è troppo il colpo
435necessario per me. Scoprir potrebbe
 la sua voce, il mio scritto
 quanto Sibari un dì finse in Egitto).
 Dove, signor? Qual ira (Ad Ircano)
 t'arma la destra?
 IRCANO
                                  Io vuo' Scitalce estinto.
440Additami dov'è.
 SIBARI
                                 Ma che pretendi?
 IRCANO
 In braccio alla sua sposa
 trafiggere il rival.
 SIBARI
                                   Taci, se brami
 vederlo estinto; il tuo furor potrebbe
 scomporre un mio disegno.
 IRCANO
                                                    Io non t'intendo.
445Corro a svenarlo; e poi
 mi spiegherai l'arcan. (In atto di partire)
 SIBARI
                                            Senti. (Ah conviene
 tutto scoprir). Poss'io di te fidarmi?
 IRCANO
 Parla.
 SIBARI
              Per odio antico
 Scitalce è mio nemico; ed io... ma taci,
450preparai la sua morte.
 IRCANO
                                           E come?
 SIBARI
                                                             È certo
 che Scitalce è lo sposo. A lui Tamiri
 dovrà, com'è costume,
 il primo nappo offrir; per opra mia
 questo sarà d'atro veleno infetto.
 IRCANO
455Mi piace. E se m'inganni?
 SIBARI
                                                  Ecco il veleno; (Gli mostra un picciol vaso)
 se nol porgo al rival, passami il seno.
 IRCANO
 Saggio pensiero. Io, tel confesso, amico,
 te ne invidio l'onore.
 SIBARI
                                         Il re s'appressa.
 T'accheta.
 
 SCENA II
 
 SEMIRAMIDE, TAMIRI, MIRTEO, SCITALCE, seguiti da paggi e cavalieri, e detti
 
 SEMIRAMIDE
                      Ecco, o Tamiri,
460dove gli altrui sospiri
 attendono da te premio e mercede.
 (Io tremo e fingo).
 TAMIRI
                                     Ogni misura eccede
 la real pompa.
 MIRTEO
                             E nella reggia assira
 non s'introdusse mai
465con più fasto il piacere.
 SEMIRAMIDE
                                             Al nuovo sposo (A Scitalce)
 io preparai la fortunata stanza,
 pegno dell'amor mio.
 SCITALCE
                                          (Finge costanza).
 Ah, se quello foss'io,
 chi più di me saria felice?
 SEMIRAMIDE
                                                  (Ingrato!)
 IRCANO
470Come mai del tuo fato (A Scitalce)
 puoi dubitar? Saggia è Tamiri e vede
 che il più degno tu sei.
 MIRTEO
                                            Che ascolto! Ircano,
 chi mai ti rese umano?
 Dov'è il tuo foco e l'impeto natio?
 IRCANO
475Comincio, amico, ad erudirmi anch'io.
 TAMIRI
 Così mi piaci.
 MIRTEO
                             È molto.
 SCITALCE
                                               Io non intendo (A Tamiri ed a Semiramide)
 se da senno o per gioco
 parla così.
 IRCANO
                      (M'intenderai fra poco).
 SEMIRAMIDE
 Più non si tardi. Ognuno
480la mensa onori; e intanto
 misto risuoni a liete danze il canto. (Dopo seduta nel mezzo Semiramide siedono alla destra di lei Tamiri e poi Scitalce, alla sinistra Mirteo, poi Ircano. Sibari è in piedi presso Ircano)
 CORO
 
    Il piacer, la gioia scenda,
 fidi sposi, al vostro cor;
 
    Imeneo la face accenda,
485la sua face accenda Amor.
 
 PARTE DEL CORO
 
    Fredda cura, atro sospetto
 non vi turbi e non v'offenda;
 e d'intorno al regio letto
 con purissimo splendor...
 
 CORO
 
490   Imeneo la face accenda,
 la sua face accenda Amor.
 
 PARTE DEL CORO
 
    Sorga poi prole felice
 che ne' pregi ugual si renda
 alla bella genitrice,
495all'invitto genitor.
 
 CORO
 
    Imeneo la face accenda,
 la sua face accenda Amor.
 
 PARTE DEL CORO
 
    E, se fia che amico nume
 lunga età non vi contenda,
500a scaldar le fredde piume,
 a destarne il primo ardor...
 
 CORO
 
    Imeneo la face accenda,
 la sua face accenda Amor.
 
 SEMIRAMIDE
 In lucido cristallo aureo liquore,
505Sibari, a me si rechi.
 SIBARI
                                         (Ardir, mio core). (Va a prendere la tazza e vi pone destramente il veleno)
 IRCANO
 (Il colpo è già vicino).
 SEMIRAMIDE
                                          (Oh dio! S'appressa
 il momento funesto).
 TAMIRI
 (Che gioia!)
 SCITALCE
                          (Che sarà?)
 MIRTEO
                                                  (Che punto è questo!)
 SIBARI
 Compito è il cenno. (Posa la sottocoppa con la tazza avanti a Semiramide e va a lato d’Ircano)
 SEMIRAMIDE
                                       Or prendi,
510Tamiri, e scegli. Il sospirato dono (Dà la tazza a Tamiri)
 presenta a chi ti piace;
 e goda quegli il grande acquisto in pace.
 TAMIRI
 Principi, il dubbio, in cui finor m'involse
 l'uguaglianza de' merti,
515discioglie il genio e non offende alcuno
 se al talamo ed al trono
 l'uno o l'altro solleva.
 Ecco lo sposo e il re; Scitalce beva. (Posa la tazza davanti a Scitalce)
 SEMIRAMIDE
 (Io lo previdi).
 MIRTEO
                              (Oh sorte!)
 SCITALCE
520(Ah qual impegno!)
 SIBARI
                                       (Or s'avvicina a morte).
 IRCANO
 Via, Scitalce, che tardi? Il re tu sei.
 SCITALCE
 (E deggio in faccia a lei
 annodarmi a Tamiri?)
 TAMIRI
 Egli è dubbioso ancora. (A Semiramide)
 SEMIRAMIDE
525Alfin risolvi.
 SCITALCE
                          E Nino
 lo comanda a Scitalce?
 SEMIRAMIDE
                                            Io non comando;
 fa' il tuo dover.
 SCITALCE
                               Sì, lo farò. (L'ingrata
 si punisca così). D'ogni altro amore
 mi scordo in questo punto... (Volendo bere, ma poi si arresta) (Ah non ho core).
530Porgi a più degno oggetto
 il dono, o principessa; io non l'accetto. (Posa la tazza sopra la mensa)
 TAMIRI
 Come!
 SIBARI
                (Oh sventura!)
 IRCANO
                                              E lei ricusi allora
 che al regno ti destina! (A Scitalce)
 Non s'offende in tal guisa una regina.
 SEMIRAMIDE
535Qual cura hai tu se accetta
 o se rifiuta il dono? (Ad Ircano)
 MIRTEO
 Lascialo in pace.
 IRCANO
                                 Io sono (A Semiramide)
 difensor di Tamiri; e tu non devi (A Scitalce)
 la tazza ricusar; prendila e bevi.
 TAMIRI
540Principe, (Ad Ircano) invan ti sdegni; ei col rifiuto
 non me, sé stesso offende
 e al demerito suo giustizia rende.
 IRCANO
 No no; voglio ch'ei beva.
 TAMIRI
                                               Eh taci. Intanto
 per degno premio al tuo cortese ardire
545l'offerta di mia mano
 ricevi tu con più giustizia, Ircano. (Presenta la tazza ad Ircano)
 IRCANO
 Io!
 TAMIRI
         Sì. Con questo dono
 te destino al mio trono, all'amor mio.
 IRCANO
 Sibari, che farò? (Piano a Sibari)
 SIBARI
                                  Mi perdo anch'io. (Piano ad Ircano)
 TAMIRI
550Perché taci così? Forse tu ancora
 vuoi ricusarmi?
 IRCANO
                                No, non ti ricuso.
 T'amo... Vorrei... Ma temo... (Io son confuso).
 SEMIRAMIDE
 Principe, tu non devi
 un momento pensar; prendila e bevi;
555troppo il rispetto offendi
 a Tamiri dovuto.
 MIRTEO
 Ma parla.
 TAMIRI
                     Ma risolvi.
 IRCANO
                                           Ho risoluto. (S’alza e prende la tazza)
 Vada la tazza a terra. (Getta la tazza)
 SCITALCE
 E qual furore insano...
 IRCANO
560Così riceve un tuo rifiuto Ircano.
 TAMIRI
 Dunque ridotta io sono
 a mendicar chi le mie nozze accetti?
 Dunque per oltraggiarmi
 in Assiria veniste? Il mio sembiante
565è deforme a tal segno
 che a farlo tollerar non basta un regno?
 SEMIRAMIDE
 È giusta l'ira tua.
 MIRTEO
                                  Dell'amor mio
 dovresti, o principessa...
 TAMIRI
                                               Alcun d'amore (S’alza e seco tutti)
 più non mi parli. Io sono offesa e voglio
570punito l'offensor; Scitalce mora.
 Ei col primo rifiuto
 il mio dono avvilì. Chi sua mi brama
 a lui trafigga il petto;
 venga tinto di sangue ed io l'accetto.
 
575   Tu mi disprezzi, ingrato; (A Scitalce)
 ma non andarne altero;
 trema d'aver mirato,
 superbo, il mio rossor.
 
    Chi vuol di me l'impero
580passi quel core indegno.
 Voglio che sia lo sdegno
 foriero dell'amor. (Parte)
 
 SCENA III
 
 SEMIRAMIDE, SCITALCE, MIRTEO, IRCANO e SIBARI
 
 SEMIRAMIDE
 (Il mio bene è in periglio
 per essermi fedel).
 IRCANO
                                      Scitalce, andiamo;
585all'offesa Tamiri
 il dono offrir della tua testa io voglio.
 SCITALCE
 Vengo; e di tanto orgoglio
 arrossir ti farò. (In atto di partire con Ircano)
 SEMIRAMIDE
                                (Stelle, che fia!)
 MIRTEO
 Arrestatevi, olà; l'impresa è mia.
 IRCANO
590Io primiero al cimento
 chiamai Scitalce.
 MIRTEO
                                  Io difensor più giusto
 son di Tamiri.
 IRCANO
                             Ella di te non cura
 né mai ti scelse.
 MIRTEO
                                Ella ti sdegna, offesa
 dal tuo rifiuto.
 IRCANO
                              E tu pretendi...
 MIRTEO
                                                            E vuoi...
 SCITALCE
595Tacete; è vano il contrastar fra voi.
 A vendicar Tamiri
 venga Ircano, Mirteo, venga uno stuolo;
 solo io sarò né mi sgomento io solo. (In atto di partire)
 SEMIRAMIDE
 Fermati. (Oh dio!)
 SCITALCE
                                     Che chiedi?
 SEMIRAMIDE
                                                             In questa reggia
600sugli occhi miei Tamiri
 il rifiuto soffrì; prima d'ogni altro
 io son l'offeso e pria d'ogni altro io voglio
 l'oltraggio vendicar. Qui prigioniero
 resti Scitalce e qui deponga il brando.
605Sibari, sia tuo peso
 la custodia del reo.
 SCITALCE
                                     Come!
 SIBARI
                                                    Che intendo!
 SEMIRAMIDE
 (Così non mi paleso e lo difendo).
 SCITALCE
 Ch'io ceda il brando mio!
 SEMIRAMIDE
 Non più; così comando, il re son io.
 SCITALCE
610Così comandi e parli
 a Scitalce così! Colpa sì grande
 ti sembra il mio rifiuto? Ah troppo insulti
 la sofferenza mia. Qui potrei farti
 forse arrossire...
 SEMIRAMIDE
                                 Olà, t'accheta e parti.
 SCITALCE
615Ma qual perfidia è questa! Ove mi trovo!
 Nella reggia d'Assiria o fra i deserti
 dell'inospita Libia? Udiste mai
 che fosse più fallace
 il Moro infido o l'Arabo rapace?
620No no; l'Arabo, il Moro
 han più idea di dovere;
 han più fede tra loro anche le fiere. (Getta la spada)
 
    Voi che le mie vicende,
 voi che i miei torti udite,
625fuggite, sì fuggite;
 qui legge non s'intende,
 qui fedeltà non v'è.
 
    E puoi, tiranno, e puoi (A Semiramide)
 senza rossor mirarmi?
630Qual fede avrà per voi
 chi non la serba a me? (Parte con Sibari)
 
 SCENA IV
 
 SEMIRAMIDE, IRCANO e MIRTEO
 
 SEMIRAMIDE
 (Conoscerai fra poco
 che son pietosa e non crudel).
 MIRTEO
                                                        Perdona,
 signor, s'io troppo ardisco; il tuo comando
635Scitalce a un punto e la mia speme oltraggia.
 IRCANO
 Perché mi si contende
 il trionfar di lui?
 SEMIRAMIDE
                                  Chi mai t'intende?
 Or Tamiri non curi ed or la brami.
 MIRTEO
 Ma tu l'ami o non l'ami?
 IRCANO
640Nol so.
 SEMIRAMIDE
                Se amavi allor, come in te nacque
 d'un rifiuto il desio?
 IRCANO
                                        Così mi piacque.
 MIRTEO
 Se ti piacque così, perché la pace
 or mi vieni a turbar?
 IRCANO
                                         Così mi piace.
 MIRTEO
 Strano piacer! Dell'amor mio ti fai
645rivale, Ircano, ed il perché non sai?
 IRCANO
 Quante richieste! Alfine
 che vorreste da me?
 SEMIRAMIDE
                                        Da te vorrei
 ragion dell'opre tue.
 MIRTEO
                                        Saper desio
 qual core in seno ascondi.
 SEMIRAMIDE
650Spiegati.
 MIRTEO
                    Non tacer.
 SEMIRAMIDE
                                         Parla.
 MIRTEO
                                                      Rispondi.
 IRCANO
 
    Saper bramate
 tutto il mio core?
 Non vi sdegnate,
 lo spiegherò.
 
655   Mi dà diletto
 l'altrui dolore;
 perciò d'affetto
 cangiando vo.
 
    Il genio è strano,
660lo veggo anch'io;
 ma tento invano
 cangiar desio;
 l'istesso Ircano
 sempre sarò. (Parte)
 
 SCENA V
 
 SEMIRAMIDE e MIRTEO
 
 MIRTEO
665Vedi quanto son io
 sventurato in amor. Un tal rivale
 a me si preferisce.
 SEMIRAMIDE
                                     A tuo favore
 tutto farò. Ti bramerei felice.
 MIRTEO
 Come goder mi lice
670la tua pietà?
 SEMIRAMIDE
                          Ti maravigli, o prence,
 perché il mio cor non vedi;
 va'; più caro mi sei di quel che credi.
 MIRTEO
 
    A te risorge accanto
 la speme nel mio sen,
675come dell'alba al pianto
 sull'umido terren
 risorge il fiore.
 
    Se guida mia si fa
 l'amica tua pietà,
680non temo del mio ben
 tutto il rigore. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 SEMIRAMIDE
 
 SEMIRAMIDE
 Di Scitalce il rifiuto
 è una prova d'amor. Questa mi toglie
 de' tradimenti suoi
685l'immagine dal cor; questa risveglia
 le mie speranze; e questa
 mille teneri affetti in sen mi desta.
 T'intendo, amor; mi vai
 la sua fé rammentando e non gl'inganni.
690Quanto facile è mai
 nelle felicità scordar gli affanni!
 
    Il pastor, se torna aprile,
 non rammenta i giorni algenti;
 dall'ovile all'ombre usate
695riconduce i bianchi armenti
 e le avene abbandonate
 fa di nuovo risonar.
 
    Il nocchier, placato il vento,
 più non teme o si scolora;
700ma contento in su la prora
 va cantando in faccia al mar. (Parte col seguito de’ cavalieri e paggi)
 
 SCENA VII
 
 Appartamenti terreni.
 
 IRCANO strascinando a forza SIBARI
 
 IRCANO
 Sieguimi; invan resisti.
 SIBARI
 Ma che vuoi?
 IRCANO
                            Che a Tamiri
 discolpi il mio rifiuto.
 SIBARI
                                           E come?
 IRCANO
                                                             A lei
705scoprendo il ver. Tu le dirai ch'io l'amo,
 che, per non ber la morte,
 la ricusai, ch'era la tazza aspersa
 di nascosto velen, che tua la cura
 fu d'apprestarlo...
 SIBARI
                                   E pubblicar vogliamo
710un delitto comun? Fra lor di colpa
 differenza non hanno
 chi meditò, chi favorì l'inganno.
 IRCANO
 D'un desio di vendetta
 voglio esser reo, non d'un rifiuto. Andiamo.
 SIBARI
715Senti. (Al riparo). Io parlerò, se vuoi;
 ma col parlar scompongo
 un'idea più felice.
 IRCANO
                                    E qual?
 SIBARI
                                                     Non hai
 pronte tu su l'Eufrate a' cenni tuoi
 navi, seguaci ed armi?
 IRCANO
                                            E ben, che giova?
 SIBARI
720Ai reali giardini il fiume istesso
 bagna le mura e si racchiude in quelli
 di Tamiri il soggiorno; ove tu voglia
 col soccorso de' tuoi
 l'impresa assicurar, per tal sentiero
725rapir la sposa e a te recarla io spero.
 IRCANO
 Dubbio è l'evento.
 SIBARI
                                    Anzi sicuro; ognuno
 sarà immerso nel sonno; a quest'insidia
 non vi è chi pensi; incustodito è il loco.
 IRCANO
 Parmi che a poco a poco
730mi piaccia il tuo pensier; ma non vorrei...
 SIBARI
 Eh dubitar non dei; fidati. Io vado,
 mentre cresce la notte,
 il sito ad esplorar; tu co' più fidi
 dell'Eufrate alle sponde
735sollecito ti rendi.
 IRCANO
 A momenti verrò; vanne e m'attendi.
 SIBARI
 
    Vieni, che in pochi istanti
 dell'idol tuo godrai
 e ogni rival farai
740d'invidia impallidir.
 
    Piangano i folli amanti
 per ammollire un core;
 per te non fece amore
 le strade del martir. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 IRCANO, TAMIRI e poi MIRTEO
 
 IRCANO
745Ah non si perda un solo istante. Oh come
 delusi rimarranno,
 se m'arride il destino,
 e Scitalce e Mirteo, Tamiri e Nino! (In atto di partire)
 TAMIRI
 Che si fa? Che si pensa? Ancor non turba
750il valoroso Ircano
 né pur con la minaccia i sonni al reo?
 IRCANO
 Hai difensor più degno; ecco Mirteo. (Partendo addita ironicamente Mirteo che giunge)
 TAMIRI
 Mirteo, son vendicata?
 È punito Scitalce?
 MIRTEO
                                    Egli di Nino
755è prigionier; come assalirlo?
 TAMIRI
                                                      E Nino
 perché l'imprigionò?
 MIRTEO
                                         Perché ti offese
 nella sua reggia; e vuole
 della sorte del reo
 che decida Tamiri.
 TAMIRI
                                     Addio, Mirteo. (In atto di partire in fretta)
 MIRTEO
760Dove?
 TAMIRI
                A Nino. (Come sopra)
 MIRTEO
                                 Ah sì presto,
 tiranna, m'abbandoni?
 TAMIRI
                                             (Aimè!) (Impaziente)
 MIRTEO
                                                               Lo veggo,
 nacqui infelice.
 TAMIRI
                               (Oh che importuno!) (Come sopra)
 MIRTEO
                                                                       Ascolta.
 Non ho pace per te; de' miei sospiri
 tu sei l'unico oggetto...
 TAMIRI
765Mirteo, cangia favella o cangia affetto.
 Io tollerar non posso
 un querulo amator che mi tormenti
 con assidui lamenti,
 che mai pago non sia, che sempre innanzi
770mesto mi venga e che, tacendo ancora,
 con la fronte turbata
 mi rimproveri ognor ch'io sono ingrata.
 
    L'eterne tue querele
 soffribili non sono.
775Odiami, ti perdono,
 se amar mi vuoi così.
 
    Co' pianti dell'aurora
 cominciano i tuoi pianti;
 né son finiti ancora
780quando tramonta il dì. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 MIRTEO, SEMIRAMIDE e poi SIBARI
 
 MIRTEO
 Più sventurato amante
 non v'è di me.
 SEMIRAMIDE
                             Né giunge ancor? S'affretti (Verso la scena)
 Scitalce.
 MIRTEO
                   Ah se sapessi,
 signor, quai torti io soffro...
 SEMIRAMIDE
                                                    Un'altra volta
785gli ascolterò; parti per ora.
 MIRTEO
                                                   Oh dio!
 Un solo istante...
 SEMIRAMIDE
                                 E ben, che fu? Ti spiega;
 ma spedisciti.
 MIRTEO
                             Il fasto
 dell'ingrata Tamiri...
 SIBARI
                                         Il prigioniero, (A Semiramide)
 signore, è qui.
 SEMIRAMIDE
                             Fa' che s'appressi. (Sibari parte per eseguire il comando)
 MIRTEO
                                                                Il fasto...
 SEMIRAMIDE
790Lasciami solo.
 MIRTEO
                             E udir non vuoi?
 SEMIRAMIDE
                                                              Non posso. (Con impazienza)
 MIRTEO
 Deh per pietà...
 SEMIRAMIDE
                                Mirteo, (Con impeto)
 t'imposi di partir; basti. Codesta
 tua soverchia premura è poco accorta.
 MIRTEO
 Ah per me la pietà nel mondo è morta! (Parte)
 
 SCENA X
 
 SEMIRAMIDE, SCITALCE, SIBARI
 
 SEMIRAMIDE
795Come mi balza in petto
 impaziente il cor! Più non poss'io
 con l'idol mio dissimular l'affetto.
 SCITALCE
 Eccomi. A che mi chiedi?
 SEMIRAMIDE
                                                 Or lo saprai. (A Scitalce)
 Sibari, t'allontana. (A Sibari che parte)
 SCITALCE
                                      A nuovi oltraggi
800vuoi forse espormi?
 SEMIRAMIDE
                                       Oh dio!
 Non parliam più d'oltraggi. Io di tua fede
 tutto il valor conosco;
 di Tamiri il rifiuto
 m'intenerì; mi fe' veder distinto
805che vero è l'amor tuo, che l'odio è finto.
 Deh non fingiamo più. Dimmi che vive
 nel petto di Scitalce il cor d'Idreno;
 io ti dirò che in seno
 vive del finto Nino
810Semiramide tua, che per salvarti
 ti resi prigionier, ch'io fui l'istessa
 sempre per te, che ancor l'istessa io sono.
 Pace, pace una volta; io ti perdono.
 SCITALCE
 Mi perdoni! E qual fallo?
815Forse i tuoi tradimenti?
 SEMIRAMIDE
                                               Oh stelle! Oh dei!
 I tradimenti miei! Dirlo tu puoi?
 Tu puoi pensarlo?
 SCITALCE
                                    Udite! Ella s'offende,
 come mai non avesse
 tentato il mio morir, com'io veduto
820non avessi il rival, come se alcuno
 non m'avesse avvertito il mio periglio!
 Rivolgi altrove, o menzognera, il ciglio.
 SEMIRAMIDE
 Che sento! E chi t'indusse
 a credermi sì rea?
 SCITALCE
                                    So che ti spiacque.
825La tua frode svanì; dell'innocenza
 i numi ebber pietà.
 SEMIRAMIDE
                                       Quei numi istessi,
 se v'è giustizia in cielo,
 dell'innocenza mia facciano fede.
 Io tradir l'idol mio! Tu fosti e sei
830luce degli occhi miei,
 del mio tenero cor tutta la cura.
 Ah, se il mio labbro mente,
 di nuovo ingiustamente,
 come già fece Idreno,
835torni Scitalce a trapassarmi il seno.
 SCITALCE
 Tu vorresti sedurmi; un'altra volta,
 perfida, m'ingannasti;
 trionfane e ti basti;
 più le lagrime tue forza non hanno.
 SEMIRAMIDE
840Invero è un grande inganno
 a uno straniero in braccio
 sé stessa abbandonar, lasciar per lui
 la patria e il genitore;
 se questo è inganno, e qual sarà l'amore?
 SCITALCE
845Eh ti conosco.
 SEMIRAMIDE
                            E mi deride! Udite
 se mostra de' suoi falli alcun rimorso!
 Io priego, egli m'insulta;
 io tutta umile, egli di sdegno acceso,
 la colpevole io sembro ed ei l'offeso.
 SCITALCE
850No no, la colpa è mia; purtroppo sento
 rimorso al cor; ma sai di che? D'un colpo
 che lieve fu né vendicommi allora.
 SEMIRAMIDE
 Barbaro, non dolerti; hai tempo ancora.
 Eccoti il ferro mio; da te non cerco
855difendermi, o crudel; saziati; impiaga,
 passami il cor; già la tua mano apprese
 del ferirmi le vie. Mira, son queste
 l'orme del tuo furor.
 SCITALCE
                                        (Se più l'ascolto,
 mi scordo i torti miei).
 SEMIRAMIDE
                                             Ti volgi altrove?
860Riconoscile, ingrato, e poi mi svena.
 SCITALCE
 Va', non ti credo.
 SEMIRAMIDE
                                  Oh crudeltade!
 SCITALCE
                                                                Oh pena!
 SEMIRAMIDE
 
    Crudel! Morir mi vedi
 e il mio dolor non credi?
 E insulti al mio dolor?
 
 SCITALCE
 
865   Empia! Mi sei palese
 e vanti ancor difese?
 E vuoi tradirmi ancor?
 
 SEMIRAMIDE
 
    Che crudeltà!
 
 SCITALCE
 
                               Che inganno!
 
 A DUE
 
 Che affanno è quel ch'io sento!
870Sei nata
                   per tormento,
 Sei nato
 barbara,
                   del mio cor.
 barbaro,
 
    Qual astro in ciel splendea
 quel dì che un'alma rea
 seppe inspirarmi amor?
 
 Fine dell’atto secondo